Attaccamento e relazioni adulte: perché scegliamo sempre la persona sbagliata?

Attaccamento e relazioni adulte: perché scegliamo sempre la persona sbagliata?

Maurizio Rabuffi - lun 21 lug - milano , cologno monzese , psicoterapia , coppia , schema therapy

Introduzione

Perché scelgo sempre la persona sbagliata? Perché ho così tanta paura che mi lasci? Perché mi chiudo appena qualcuno si avvicina?”.

Domande come queste non sono solo esperienze comuni: sono le tracce lasciate dall’attaccamento, una matrice emotiva che si forma nei primi anni di vita e ci accompagna, silenziosamente, in ogni relazione adulta.

Cos’è l’attaccamento?

L’attaccamento è il legame emotivo primario che si sviluppa tra il bambino e le sue figure di riferimento, di solito i genitori. Secondo la teoria dell’attaccamento di John Bowlby, questo legame non solo garantisce la sopravvivenza, ma plasmerà il modo in cui ci rapportiamo all’intimità, alla fiducia e alla perdita durante tutta la vita.

Quando il bambino riceve cura costante, rassicurazione e presenza emotiva, sviluppa un attaccamento sicuro. Se invece il bambino si relaziona con un adulto imprevedibile, distante o ambivalente, si possono strutturare altri stili di attaccamento, definito insicuro.

I quattro stili di attaccamento negli adulti

1. Attaccamento sicuro

  • Si sentono a proprio agio nell’intimità;
  • Riescono a chiedere aiuto e ad accettarlo;
  • Non temono l’abbandono né si chiudono.

2. Attaccamento insicuro ansioso

  • Hanno paura di essere lasciati;
  • Spesso si sentono “troppo” o “non abbastanza”;
  • Possono diventare iper-vigilanti verso segnali di rifiuto.

3. Attaccamento insicuro evitante

  • Temono di dipendere dagli altri;
  • Valorizzano l’autonomia a scapito dell’intimità;
  • Possono apparire freddi o distaccati, ma spesso sotto c’è una paura profonda del rifiuto.

4. Attaccamento insicuro disorganizzato

  • Alternano ansia e evitamento in modo caotico;
  • Deriva spesso da traumi infantili o relazioni molto ambivalenti;
  • Hanno un desiderio intenso di amore, ma lo temono allo stesso tempo.

La danza delle ferite emotive: quando ci innamoriamo delle nostre mancanze

Ogni essere umano porta dentro di sé delle ferite relazionali. Non sempre sono traumi eclatanti – a volte sono assenze silenziose: uno sguardo che mancava, una carezza non data, una parola mai pronunciata. Queste ferite, spesso invisibili alla coscienza, modellano il nostro modo di amare e di essere amati. È proprio attraverso le relazioni adulte che le ferite si riattivano: ci sentiamo attratti da chi “risuona” con le nostre mancanze ed è come se cercassimo, inconsciamente, di rimettere in scena il passato per riscriverlo.

L’attaccamento ansioso cerca la fusione:

  • ha bisogno di conferme continue (“Mi ami? Sei sicuro? Mi pensi?”);
  • vive l’indipendenza dell’altro come minaccia;
  • teme l’abbandono e lo anticipa con pensieri catastrofici;
  • spesso idealizza il partner e svaluta se stesso.

L’ansioso cerca qualcuno da cui farsi rassicurare, ma spesso si innamora di un evitante, che non riesce a dargli la stabilità che desidera.

L’attaccamento evitante teme l’invasione:

  • vive l’intimità come perdita di controllo;
  • interpreta il bisogno dell’altro come dipendenza o debolezza;
  • si protegge con il distacco emotivo, minimizzando i sentimenti.

L’evitante trova l’ansioso “troppo invadente”, ma ne è segretamente attratto perché lo costringe a sentire qualcosa che ha imparato a evitare. Quando questi due stili di attaccamento si incontrano, creano un ciclo doloroso:

  • l’ansioso si avvicina troppo → l’evitante si allontana;
  • l’ansioso rincorre → l’evitante fugge;
  • l’ansioso si sente rifiutato → si agita, si dispera, protesta e si arrabbia;
  • l’evitante si sente soffocato → si chiude di più.

Entrambi soffrono. Nessuno dei due è “sbagliato”: semplicemente, si incastrano nei propri bisogni irrisolti. Il risultato? Una danza dolorosa che genera dolore e sembra non avere mai fine.

Le ferite attivate

Esempio 1

Francesca (ansiosa) ha avuto una madre affettuosa, ma imprevedibile: a volte presente, a volte assente. Da adulta, si innamora di Luca, che sembra “autonomo e maturo”, ma che in realtà è evitante.

Quando Luca non risponde ai messaggi per ore, Francesca sente il panico: “non gli interesso più”.

Luca invece pensa: “Mi pressa troppo. Non mi lascia respirare”.

Litigano. Si allontanano. Si cercano di nuovo. La relazione diventa un campo di battaglia tra il bisogno di fusione di lei e il bisogno di distanza di lui.

Esempio 2

Marco (evitante) è cresciuto in una famiglia dove l’emotività era vista come debolezza. Da adulto, si innamora di Sara, una donna molto coinvolta emotivamente. Quando Sara gli dice “Ho bisogno di te”, Marco si sente sotto accusa, inadeguato. Non sa come rispondere al bisogno. Si chiude. Ma dentro, si sente in colpa – e anche solo.

Perché scegliamo chi può farci male?

Non lo facciamo volontariamente. La psicologia delle relazioni ci mostra che attraversiamo due tensioni interne:

  1. il desiderio di guarigione: “forse questa volta sarò visto, capito, amato davvero”;
  2. la coazione a ripetere: “ricerco inconsciamente ciò che conosco, anche se mi fa male”.

Questo ci porta, talvolta, a rivivere dinamiche familiari antiche:

  • se sei cresciuto con un genitore distante, potresti innamorarti di persone che “non ti vedono”;
  • se ti sei sentito non abbastanza, potresti scegliere chi ti fa sentire sempre in difetto.

Non è follia: è lealtà emotiva verso il nostro passato.

Come si interrompe la danza?

La buona notizia è che l’attaccamento non è una condanna a vita. Il cervello umano è plastico. Attraverso relazioni significative, una buona psicoterapia e l’auto-consapevolezza, possiamo “riprogrammare” le nostre aspettative relazionali. È possibile interrompere la danza attraverso i seguenti passi:

  1. riconoscere lo schema: osserviamo come reagiamo al bisogno, al silenzio, al conflitto. Chiediamoci: questa reazione è proporzionata al presente o parla del mio passato?
  2. coltivare l’autoconsapevolezza: impariamo a distinguere tra bisogno reale e paura antica. Es: “Mi manca il mio partner” vs “Ho il terrore che sparisca come mio padre”.
  3. creare relazioni correttive: una relazione sicura può aiutare a riscrivere la nostra mappa affettiva. È un processo lento, ma profondo;
  4. fare psicoterapia: in terapia possiamo finalmente dare parola a quella parte di noi che non ha mai avuto voce, e imparare che meritiamo amore senza dover lottare o fuggire per averlo.

Conclusione

In ogni relazione adulta si gioca, in qualche modo, la memoria del nostro primo amore: quello con chi ci ha accuditi (o trascurati). Quando diciamo “mi sono innamorato”, potremmo anche dire: “una parte antica di me ha riconosciuto qualcosa di familiare in te”. Non è un errore, ma un richiamo. In psicoterapia, lavoriamo per:

  • riconoscere i propri schemi inconsci;
  • dare un senso ai vissuti infantili;
  • imparare nuovi modi di entrare in relazione – con se stessi e con gli altri.

Capire il proprio stile di attaccamento non è solo un atto di consapevolezza, ma il primo passo verso relazioni più libere, autentiche, sane. Non è mai troppo tardi per imparare ad amare in modo sicuro.

Maggiori informazioni su come guarire dalle ferite relazionali.

Maurizio Rabuffi, Psicologo - Psicoterapeuta a Milano e Cologno Monzese

Psicologo - Psicoterapeuta a Milano e Cologno esperto in stili di attaccamento.

Maurizio Rabuffi, Psicologo - Psicoterapeuta di Milano è un consulente professionista che aiuta i pazienti a riconoscere e trasformare i loro schemi relazionali disfunzionali. Grazie all'intervento da lui offerto nei suoi studi, alla conoscenza e all'esperienza maturata, i pazienti potranno imparare a relazionarsi in modo sano, partendo dal rapporto con sé stessi. Lo Psicologo - Psicoterapeuta di Milano è iscritto all'Albo degli Psicologi della Lombardia (Sezione A, nr. 18441). Nel corso degli studi ha approfondito gli aspetti teorici e metodologici della Programmazione Neuro-Linguistica (PNL), dello Psicodramma Moreniano, della Mindfulness, dell'Eye Movement Desensitization and Reprocessing (EMDR), della Schema Therapy, dell'Emotionally Focused Couples Therapy, dell'Ipnosi Ericksoniana, dell'Ipnosi Regressiva, della Psicoterapia Sensomotoria e della Psicologia Aumentata.


Può essere contattato per un percorso di psicoterapia al numero 3479013916 oppure via mail scrivendo a info@rabuffi.it.

Riceve nei sui studi di Milano e Cologno Monzese:

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