Gaslighting e manipolazione emotiva: come riconoscerli e proteggersi
Maurizio Rabuffi - lun 08 set - milano , cologno monzese , psicoterapia , ansia
Negli ultimi anni il termine gaslighting è diventato sempre più popolare, soprattutto quando siamo in presenza di relazioni tossiche. Ma cosa significa per davvero la parola gaslighting? E come ci si può difendere quando ci si sente intrappolati in una dinamica manipolativa interpersonale?
Cos’è il gaslighting?
Il gaslighting è una forma di manipolazione psicologica subdola e molto dannosa in cui una persona, il gaslighter, porta deliberatamente l’altra a dubitare della sua percezione della realtà, della memoria, dei sentimenti e della sanità mentale. L’obiettivo è quello di ottenere potere e controllo sull’altro portandolo a non si fidarsi più di se stesso. Il nome “gaslighting” deriva da un’opera teatrale del 1938, “Gas Light”, e dal suo adattamento cinematografico nel 1944. Nel film, il marito manipola la moglie per convincerla di essere pazza regolando le luci a gas della casa in modo che tremolino, negando poi che stiano cambiando quando la moglie glielo fa notare.
Riconoscere i segnali di manipolazione
Riconoscere il gaslighting non è facile, soprattutto perché chi lo subisce tende a sentirsi in colpa o a giustificare il comportamento dell’altro. Il gaslighting si sviluppa attraverso una serie di “tattiche” che, prese singolarmente, possono sembrare innocue, ma nel tempo creano un danno profondo. Le frasi tipiche di un gaslighter includono:
• “te lo stai immaginando tu!; te lo stai inventando! stai esagerando!”. Queste frasi sminuiscono le emozioni e le reazioni della vittima facendola sentire esagerata;
• “non è mai successo!; io non me lo ricordo così!”. In questo caso il gaslighter, negando apertamente quello che è successo, porta la vittima a dubitare della sua memoria;
• “sei troppo sensibile!; fai sempre la vittima!”. Queste affermazioni accusano la vittima di essere debole o di cercare attenzione, distogliendo così l’attenzione dal comportamento tossico adottato del gaslighter;
• “lo dicono tutti che sei …”. Con questa frase il gaslighter usa in forma manipolatoria presunti pareri di altre persone non ben specificate allo scopo di isolare la vittima facendogli credere che nessuno la pensa come lei.
Il gaslighting, se prolungato, può avere un forte impatto psicologico e la persona che lo subisce può manifestare ansia, insicurezza, isolamento sociale.
Segnali di allarme
Una vittima di gaslighting spesso presenta questi segnali:
• non si fida del proprio giudizio e delle proprie percezioni;
• crede di essere troppo sensibile o sbagliata;
• si chiede se sta per impazzire;
• si sente confusa su quello che ha detto o fatto;
• chiede frequentemente scusa al gaslighter anche quando non ha fatto nulla di sbagliato;
• si sente più ansiosa, depressa e insicura rispetto al passato;
• effettua sforzi continui per evitare conflitti ed è sempre in tensione;
• si sente dipendente dall’approvazione e dal giudizio dell’altro;
• ha la sensazione di non essere più la persona di prima.
Come ci si può difendere?
Riconoscere il gaslighting è il primo passo per poter uscire da questa dinamica tossica e manipolatoria. Una volta che è stata riconosciuta, questa dinamica può essere interrotta. Ecco alcune strategie utili per affrontare la situazione:
1. dare un nome a ciò che accade: capire che si tratta di gaslighting è il primo passo per smettere di sentirsi in colpa;
2. tenere un diario degli eventi: annotare eventi, conversazioni e come ci si è sentiti aiuta a verificare la realtà e rafforzare la propria percezione. Avere delle prove concrete permette di non sentirsi confusi quando l’altro cerca di riscrivere la realtà;
3. cercare conferme esterne: parlare con persone fidate o con uno psicoterapeuta per validare le proprie esperienze. Un punto di vista esterno aiuta a capire che la propria percezione della realtà non è sbagliata;
4. rafforzare l’autostima attraverso amicizie sane, hobby, cura di sé;
5. stabilire confini chiari: occorre comunicare all’altro cosa è accettabile e cosa no. Non è detto che il gaslighter cambi e rispetti i confini stabiliti. Una volta però che i confini sono stati comunicati vanno difesi e se l’altro li oltrepassa è necessario agire di conseguenza limitando i contatti con il gaslighter, allontanandosi da lui, chiedendo supporto;
6. allontanarsi: nei casi più gravi, l’unica soluzione è allontanarsi dalla relazione, che sia di coppia, di amicizia o lavorativa. L’obiettivo è quello di riprendere il controllo sulla propria vita e sanità mentale;
7. chiedere un supporto professionale: la psicoterapia può offrire strumenti per riconoscere i meccanismi manipolatori del gaslighter e ricostruire sicurezza e autonomia.
Conclusione
Il gaslighting non è semplicemente un disaccordo o un litigio quanto piuttosto una dinamica di controllo che mina la percezione della realtà e l’autostima di chi la subisce. Si tratta di una forma di abuso psicologico e, come tutti gli abusi, non è mai colpa della vittima. Riconoscerlo è importante e rappresenta il primo passo verso la libertà. Proteggersi e chiedere aiuto ad uno psicoterapeuta significa prendersi sul serio, rivendicare il proprio valore come persona, ristabilire i propri confini e tornare a fidarsi di se stessi.
Maggiori informazioni sul gaslighting e sulla manipolazione emotiva.
Maurizio Rabuffi, Psicologo - Psicoterapeuta a Milano e Cologno Monzese
Psicologo - Psicoterapeuta a Milano e Cologno esperto in dinamiche di gaslighting.
Maurizio Rabuffi, Psicologo - Psicoterapeuta di Milano è un consulente professionista che aiuta i pazienti a riconoscere i meccanismi manipolatori e a ricostruire la loro autostima. Grazie all'intervento da lui offerto nei suoi studi, alla conoscenza e all'esperienza maturata, i pazienti potranno imparare a spezzare i legami relazionali tossici. Lo Psicologo - Psicoterapeuta di Milano è iscritto all'Albo degli Psicologi della Lombardia (Sezione A, nr. 18441). Nel corso degli studi ha approfondito gli aspetti teorici e metodologici della Programmazione Neuro-Linguistica (PNL), dello Psicodramma Moreniano, della Mindfulness, dell'Eye Movement Desensitization and Reprocessing (EMDR), della Schema Therapy, dell'Emotionally Focused Couples Therapy, dell'Ipnosi Ericksoniana, dell'Ipnosi Regressiva, della Psicoterapia Sensomotoria e della Psicologia Aumentata.
Può essere contattato per un percorso di psicoterapia al numero 3479013916 oppure via mail scrivendo a info@rabuffi.it.
Riceve nei sui studi di Milano e Cologno Monzese:
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